Regime forfettario: costi, requisiti, guida 2025
Il regime forfettario (o forfetario, non cambia nulla) è un particolare regime fiscale che può essere applicato a tutte le partite IVA individuali, professionisti e titolari di ditta individuale. La normativa di riferimento è la Legge 190/2014: negli anni ha subito più ritocchi, specialmente per i requisiti che una partita IVA deve possedere per potervi accedere.
Il fisco semplifica la vita del piccolo imprenditore, o del professionista: riduce burocrazia, costi e oneri contributivi. Applica una tassazione fissa (flat) su una porzione di reddito a forfait, porzione che varia in base al tipo di attività svolta. Non c’è IVA da versare, non si scaricano spese: è tutto più semplificato.
Il regime naturale per le nuove partite IVA
Il regime forfettario è la scelta naturale per tutti i nuovi contribuenti che rispettano i parametri previsti. Non serve fare richiesta per il regime forfettario: è automaticamente in vigore per le nuove partite IVA individuali che rispettano i criteri di accesso.
Regime forfettario in breve
- Regime fiscale per persone fisiche: professionisti e imprese individuali;
- aderiscono in automatico le partite IVA individuali che rispettano precisi requisiti;
- il conteggio dei ricavi si basa sul principio di cassa;
- il reddito imponibile si calcola a forfait in base a un coefficiente di redditività;
- si paga un'imposta sostitutiva sul reddito imponibile, con aliquota al 5% nei primi 5 anni (se si rispettano alcuni requisiti) oppure al 15%;
- non c'è IVA da addebitare sulle fatture, né detrazione IVA sugli acquisti;
- l'unico obbligo contabile è conservare fatture e documenti.
Sommario
- Requisiti per accedere
- Come funziona il regime forfettario
- Cosa si può scaricare in regime forfettario
- Contributi INPS nel regime forfettario
- Se hai partita IVA e contratto da dipendente
- Tasse e contributi: acconti e scadenze
- Regime forfettario vs semplificato, ordinario, dei minimi
- Conto corrente dedicato
- FAQ
Requisiti per accedere
Accesso e mantenimento del regime forfettario sono vincolati a una precisa serie di condizioni. Iniziamo dai requisiti quantitativi. Primo: il volume di ricavi o compensi incassati nell’anno precedente non deve superare la soglia di 85.000 euro. Secondo, le spese per lavoro dipendente o collaboratori, non possono superare i 20.000 euro annui lordi. Terzo, il valore dei beni strumentali utilizzati nell’attività non deve essere superiore a 20.000 euro al lordo degli ammortamenti.
Poi ci sono i requisiti qualitativi. Chi possiede partecipazioni di controllo in s.r.l. o società di persone (s.n.c., s.a.s.) che svolgono attività riconducibili a quella della partita IVA individuale non può accedere o mantenere il regime forfettario. Attenzione anche a chi svolge attività in favore di ex datori di lavoro o di soggetti a loro riconducibili: la normativa esclude dal forfettario chi svolge in prevalenza attività per loro nei due anni precedenti.
Ultimo punto: il regime si applica solo a residenti in Italia o in Stati Ue/See che producono almeno il 75% del reddito in Italia.
Come funziona il regime forfettario
Il punto fondamentale è questo: nel regime forfettario la tassazione si calcola in un secondo. In Italia l’imposta sui redditi viene applicata normalmente secondo gli scaglioni IRPEF ordinari, che vanno dal 23% al 43% del reddito netto, cioè quello che rimane tolte le spese sostenute.
Nel regime forfettario non si paga l’IRPEF, ma si applica un’unica imposta sostitutiva, con aliquota flat (fissa) al 5% o al 15%. Questa imposta si applica su un reddito "forfettario", cioè calcolato a partire dal fatturato annuo incassato dall’attività e ridotto da una percentuale, chiamata “coefficiente di redditività”.
Aliquota 5% nei primi 5 anni, poi 15%
Chi avvia una nuova attività, senza aver esercitato attività similari nei tre anni precedenti e senza aver chiuso una partita IVA di recente, può beneficiare dell’aliquota ridotta al 5% per i primi cinque anni. Per tutti gli altri casi (cioè quando non si è una startup), l’aliquota ordinaria del regime forfettario è del 15%, comunque molto agevolata rispetto ai regimi tradizionali.
Coefficiente di redditività
Nel regime forfettario l’imposta si applica sul reddito imponibile, cioè totale del fatturato incassato meno i costi. Questi ultimi, per semplicità, non vengono conteggiati: il fisco considera solo una percentuale del fatturato, stabilita per legge (anche qui, a forfait), che si presume vada considerata come utile.
Questa percentuale viene chiamata coefficiente di redditività e varia in base al codice ATECO dell’attività. Professionisti e consulenti forfettari, ad esempio, hanno un coefficiente di redditività del 78%, gli artigiani del 67%, i commercianti del 40%.
Ciò significa che il fisco calcolerà l’imponibile su una percentuale di reddito più bassa per i commercianti (che hanno una redditività minore) e più alta su liberi professionisti e freelance (che ne hanno una maggiore).
Principio di cassa
Il regime forfettario si basa sul principio di cassa, cioè si considerano per il calcolo dei ricavi solo i compensi effettivamente incassati durante l’anno, non quelli solo fatturati. Esempio: se un avvocato emette una fattura a metà dicembre e non la incassa entro la fine dell’anno, quell’importo non verrà conteggiato come reddito nel calcolo dell’imposta per quell’anno, ma andrà nel successivo.
Esenzione IVA e ritenuta d’acconto
Altro punto chiave che semplifica la vita al forfettario: l’esenzione dall’IVA. Una partita IVA (negoziante, artigiano, professionista) che opera in forfettario emette fatture senza applicare IVA, in base alla Legge 190/2014. Ciò significa non avere maggiori oneri amministrativi e ottenere un vantaggio in termini di cassa (non è necessario versare né esigere soldi dello Stato).
Di conseguenza non esiste la possibilità di scaricare l’IVA sugli acquisti o usarla in compensazione, e in fattura va sempre riportata la dicitura di esenzione secondo questa normativa. Per la stessa ragione, i forfettari non sono soggetti a ritenuta d’acconto, cioè non devono trattenere una somma in fattura da destinare come anticipo IRPEF, né quando emettono fattura per i clienti né quando la ricevono dai fornitori.
Cosa si può scaricare in regime forfettario
Una partita IVA in regime forfettario non può scaricare quasi nulla. Tutte le spese sostenute per l’attività, come affitti, bollette, materiale, attrezzature o costi auto non vengono considerate. L’unico costo effettivamente detraibile sono i contributi previdenziali obbligatori, cioè quanto versato a INPS o alla cassa professionale di categoria durante l’anno fiscale.
La burocrazia è ridotta all’osso, e questo è un vantaggio, ma non poter detrarre nessuna spesa può anche essere uno svantaggio del regime forfettario. Chi ha spese reali elevate potrebbe trovare sconveniente calcolare i costi a forfait. In alcuni casi conviene farsi bene i conti, magari con l’aiuto di un commercialista, e valutare eventualmente il passaggio a un regime semplificato, o ordinario.
Contributi INPS nel regime forfettario
Tutte le partite IVA sono obbligate al versamento dei contributi previdenziali per la pensione e l’assistenza. L’ammontare della somma cambia in base alla gestione: cassa previdenziale per i professionisti che ne hanno una (es. avvocati, medici, giornalisti), Gestione separata INPS per i professionisti senza cassa, Gestione Artigiani e Commercianti per i titolari di ditta individuale.
Nel regime forfettario il pagamento dei contributi INPS dipende dal tipo di attività svolta. I professionisti iscritti alla Gestione separata versano una percentuale del reddito imponibile, con aliquota diversa ogni anno. Artigiani e Commercianti invece pagano contributi fissi annuali più una quota variabile calcolata sul reddito che supera una certa soglia, divisa in due scaglioni. Ogni anno l’INPS pubblica una circolare per stabilire aliquote e soglie per l’anno corrente.
Avere una partita IVA forfettaria offre delle agevolazioni anche sui contributi: ogni anno, entro il 28 febbraio, artigiani e commercianti (solo gli imprenditori, quindi, non i professionisti) possono chiedere la riduzione del 35% sui contributi previdenziali INPS.
Ridurre l’importo dei contributi INPS durante la carriera lavorativa ha però un effetto sulla pensione di vecchiaia. In Italia, più contributi versi e maggiore sarà la pensione futura: chi sfrutta l’agevolazione rischia di trovarsi con un assegno pensionistico più basso.
Se hai partita IVA e contratto da dipendente
La legge italiana permette a un lavoratore di avere partita IVA e lavoro dipendente insieme, e di accedere comunque al regime forfettario. In questo caso, però, i vincoli sono più stringenti.
Il primo requisito è che il reddito da lavoro dipendente, o assimilato, non abbia superato nell’anno precedente i 30.000 euro. Se il lavoratore ha terminato il rapporto di lavoro e apre partita IVA, può accedere al forfettario.
Attenzione, però: se il lavoratore lascia il lavoro da dipendente, apre partita IVA e fattura in prevalenza verso il proprio ex datore di lavoro, o i familiari di lui, non può accedere al regime forfettario.
Tasse e contributi: acconti e scadenze
Una partita IVA forfettaria non versa le tasse mese per mese. I pagamenti vengono effettuati in due tranche, solitamente al 30 giugno e al 30 novembre dell’anno successivo, dopo aver presentato la dichiarazione dei redditi.
Al pagamento si versano sia il saldo dell’imposta sostitutiva (5% o 15%) per l’anno precedente sia un acconto (la metà) dell’imposta per l’anno in corso. Chi apre una partita IVA a marzo di quest’anno, ad esempio, inizierà a pagare le imposte solo a giugno dell’anno successivo.
Per i contributi previdenziali, invece, le scadenze dipendono dal tipo di attività svolta. I professionisti forfettari, iscritti alla loro cassa o alla Gestione separata INPS, versano i contributi nelle stesse date e modalità previste dalle imposte (quindi 30 giugno e 30 novembre).
Gli imprenditori forfettari titolari di ditta individuale, quindi iscritti alla Gestione Artigiani e Commercianti, hanno invece contributi fissi e variabili. I primi vanno versati in 4 soluzioni durante l’anno: metà maggio, metà agosto, metà novembre e metà febbraio dell’anno successivo. I contributi variabili, invece, vengono pagati insieme all’imposta sostitutiva, al 30 giugno e al 30 novembre.
Regime forfettario vs semplificato, ordinario, dei minimi
Rispetto alle alternative, il forfettario è più semplice sul piano gestionale e offre una minore pressione fiscale: aliquote fisse, pratiche veloci, meno burocrazia, ma non consente la deduzione delle spese (salvo contributi obbligatori).
Il regime semplificato, per società di persone e ditte individuali commerciali che non superano i 500.000 euro di ricavi, in caso di attività di prestazioni di servizi, o gli 800.000 euro, in tutti gli altri casi, concede alcune semplificazioni su registri e scritture.
Per il resto è piuttosto simile al regime ordinario, per società di capitali e altre imprese con fatturati superiori a quelli previsti dal limite del regime semplificato. Qui i redditi sono calcolati sottraendo le spese sostenute, l’IVA si versa e si recupera e la tassazione segue l’IRPEF a scaglioni.
Il regime dei minimi, non più attivo dal 2016, era riservato ai più giovani e a specifici casi, con durata massima di 5 anni o fino ai 35 anni d’età (chi era già nel regime dei minimi può restarci fino alla scadenza naturale)
Conto corrente dedicato
Avere un conto corrente separato per l’attività non è obbligatorio per chi aderisce al regime forfettario. Tuttavia, la buona prassi suggerisce comunque di mantenere un conto distinto, per tenere in ordine entrate e uscite, semplificare il lavoro del commercialista (o nella gestione autonoma della dichiarazione dei redditi) e rispondere con rapidità a eventuali richieste del fisco.
Un conto aziendale è un’ottima soluzione anche sul piano operativo. Vivid Money offre un conto online con carte fisiche e virtuali, sotto-conti in valuta estera, cashback sugli acquisti, strumenti per il controllo delle spese e la contabilità, soluzioni di risparmio e investimento, accessi per collaboratori e commercialista e tanto altro.
FAQ
Il regime forfettario è una partita IVA speciale?
No. Il regime forfettario non è una partita IVA speciale, ma un insieme di regole fiscali e contabili agevolate, pensata per piccoli imprenditori, freelance, artigiani e nuovi professionisti.
Quanto dura il regime forfettario?
Il regime forfettario non ha una scadenza. Certe partite IVA e ditte individuali possono adottare il regime forfettario per tutta la loro vita fiscale e contabile, oppure finché non perdono i requisiti (es. se si superano gli 85.000 euro di fatturato). Un vantaggio che però ha una durata limitata è la tassazione agevolata al 5%, che se applicabile è valido solo per i primi 5 anni, poi si passa al 15%.
Quali sono le cause di esclusione dal regime forfetario?
Si decade automaticamente dal forfettario se il fatturato supera la soglia di 85.000 euro, si superano i 20.000 euro di spese per personale o collaboratori, se si svolge un’attività prevalentemente per conto di ex datori di lavoro (o loro famigliari) oppure se si detiene partecipazioni di controllo in società che svolgano attività affini. Le regole possono sempre cambiare, perciò conviene verificare sempre la lista aggiornata dell’Agenzia delle Entrate.
Ho deciso di riaprire partita IVA, posso aderire di nuovo al regime forfettario?
Sì, puoi riaprire la partita IVA e aderire di nuovo al regime forfettario se rispetti i requisiti previsti. Se inizi una nuova attività (che non ha niente a che fare con quella in passato), se non è la continuazione di un precedente lavoro per lo stesso datore di lavoro o committente, e se non hai avuto una partita IVA attiva nei tre anni precedenti, allora puoi anche beneficiare della tassazione agevolata al 5% per i primi cinque anni. Altrimenti, avvierai di nuovo la partita IVA forfettaria, ma con tassazione al 15%.
Il regime forfettario in Italia verrà abolito?
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) si è espresso contro il regime forfettario e ha suggerito la sua abolizione per combattere evasione fiscale e aumento delle disuguaglianze. Detto questo, non ci sono ancora segni evidenti di una riforma e l’attuale Governo sembra intenzionato a non modificare le cose.
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