Dovrei investire in Eni?

Stephanie Luzonottobre 14
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Qual è quel qualcosa di cui la gente non può fare a meno? Il cibo? Assolutamente sì, ma guardiamo oltre i bisogni umani di base. Che dire dell'elettricità? Quasi tutto quello che si fa in un giornata è alimentato dall'elettricità. E quell'elettricità proviene ancora per lo più da compagnie petrolifere e del gas come Eni. Ma vale la pena investirci?

Vale la pena investire in Eni oggigiorno?

Eni è stata quotata in borsa nel 1995 e ha sempre avuto risultati sorprendenti fino alla crisi finanziaria del 2008. Il crack finanziario del 2008 ha colpito pesantemente l'azienda e, quando le cose sembravano andare un po’ meglio, è arrivata la pandemia del coronavirus. Se aveste investito 1.000 euro in Eni intorno al settembre 2011, avreste perso dei soldi perché il vostro investimento oggi varrebbe circa 750 euro. Investendo la stessa somma durante lo stesso periodo nell'Euro Stoxx 50, oggi avreste quasi 2.000 euro. 

La società è ancora lontana dai risultati raggiunti prima del 2008, ma è una tendenza che si vede anche nei concorrenti. Il settore del petrolio e del gas è ciclico, quindi la sua salute è fortemente influenzata dalla salute degli altri settori economici. Gli ultimi dieci anni non sono stati esattamente i migliori per l'economia mondiale e, per qualsiasi azione ciclica, siamo abituati a sperimentare momenti di boom e momenti di grosse perdite. 

Le cose hanno iniziato a smuoversi negli ultimi 12 mesi e la società italiana di petrolio e gas ha avuto una performance di parecchio migliore rispetto all’indice europeo. Le azioni di Eni sono salite di oltre il 74% da ottobre 2020, contro un +25% dell'Euro Stoxx 50. 

Sogna in grande

Enrico Mattei, il fondatore dell'Eni, nasce nel 1906 in un piccolo paese del centro Italia da una famiglia di umili origini. Le ristrettezze economiche della sua famiglia lo spingono a cercare presto l'indipendenza economica, e a 26 anni si trasferisce a Milano per aprire una fabbrica chimica.  

Nel maggio 1943, durante la seconda guerra mondiale, Enrico si unisce alla resistenza in montagna e fa carriera tra i partigiani. Nei giorni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, riceve un compito speciale: liquidare e provvedere alla sostanziale privatizzazione del patrimonio energetico dell'Agip (Azienda Generale Italiana Petroli), creata nel 1926 dallo Stato italiano per sviluppare il proprio business petrolifero.

Enrico non vuole smantellare la compagnia ma spera di crearne una versione migliorata. Il suo sogno è quello di costruire un'azienda energetica statale in grado di fornire ciò di cui le famiglie e lo sviluppo delle piccole e medie imprese hanno bisogno, cioè energia a prezzi più bassi. Enrico si dimostra particolarmente bravo a trattare con i politici e nel formare alleanze e nel 1953 riesce a fondare l'Eni, acronimo di Ente Nazionale Idrocarburi.

Negli anni successivi, l'azienda costruisce una rete di collaboratori in grado di muoversi sulla scena internazionale, firmando accordi con la National Iranian Oil Company, il governo egiziano e l'Unione Sovietica. Il 27 ottobre 1962, il suo aereo da Catania a Milano si schianta nei pressi di Pavia, ed Enrico Mattei muore inaspettatamente. 

Dopo la morte del fondatore dell'azienda, l'Eni inizia a crescere e ad acquistare altre aziende, fino a diventare pubblica nel 1995. 

Cosa muove il prezzo delle azioni Eni?

Potreste sentirvi un po' indelicati nell'investire nel settore del petrolio e del gas, e per una semplice ragione: la crisi climatica. Per motivi di responsabilità sociale, ma non solo, infatti il passaggio alle energie rinnovabili sarà difficile per aziende che di base fanno la maggior parte dei loro soldi con i combustibili fossili. Alcune compagnie petrolifere e del gas potrebbero essere in grado di passare con successo alle energie rinnovabili, ma altre no. 

Dopo il crollo del mercato nel 2008, che ha avuto un impatto pazzesco sulla volatilità dei titoli delle compagnie petrolifere e del gas, le preoccupazioni sulla disponibilità e le conseguenze ambientali negative delle risorse energetiche non rinnovabili hanno intensificato la volatilità dei prezzi delle azioni del settore.

L'Eni si è impegnata ad essere un’azienda ad emissioni zero entro il 2050, diversificando il suo business e compensando parte delle sue emissioni di carbonio.

Ma prima che tutto ciò accada, il successo a breve termine di Eni dipende fortemente dal prezzo del petrolio.

Fino al 2017 il mercato del petrolio era in una situazione in cui l'offerta superava costantemente la domanda e questo aveva portato a un significativo accumulo di scorte di greggio. Nel 2016 l'OPEC ha concluso un accordo con altri grandi produttori, come la Russia, per tagliare la produzione di petrolio. Questo, insieme alle scorte accumulate, ha ridotto la volatilità del prezzo del petrolio, isolandolo (parzialmente) dagli episodi di instabilità geopolitica. 

L'accordo raggiunto tra i paesi dell'OPEC e i loro partner per tagliare la produzione è riuscito a contenere e persino a ridurre l'offerta globale di petrolio. Quello che nessuno poteva prevedere però, era l'incapacità della produzione di greggio degli Stati Uniti che si pensava sarebbe riuscita a compensare l'impatto dei tagli dell'OPEC. Aggiungete a tutto questo una sorprendente crescita economica globale, che ha portato a una significativa revisione al rialzo delle previsioni di crescita – che richiede più produzione di petrolio – e improvvisamente risulta chiaro il perché, da giugno 2017, i prezzi del petrolio hanno lentamente iniziato ad aumentare. In questo momento, il prezzo del greggio è il più alto dal 2018 e le azioni di Eni stanno salendo alle stelle.

Investire in una società come Eni è una scommessa su due fattori: che nel breve termine i prezzi del petrolio e le richieste di energia manterranno la società redditizia, e che nel lungo termine l'azienda sarà in grado di spostarsi verso le energie rinnovabili. La decisione di investire, come sempre, spetta a voi. 

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